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L'Arcivescovo: in Quaresima per vivere la Pasqua da
persone nuove
Mons. Mario Delpini nella nuova Lettera per il tempo di
Quaresima e di Pasqua dal titolo "Celebriamo una Pasqua
nuova. Il Mistero della Pasqua del Signore" ci propone alcune
parole chiave per svi luppare la sua proposta. La Prima di
queste è la correzione. «La tribolazione che stiamo vivendo in
questa pandemia ha costretto alcuni a lunghe solitudini, altri a
convivenze forzate - scrive l'Arcivescovo -. Molti forse hanno
sperimentato quell'emergenza spirituale che inaridisce gli animi
c logora la buona volontà e rende meno disponibili ad
accogliere la correzione e le proposte di nuovi inizi. Questo è il
momento opportuno per domandarsi perché l'inerzia vinca
sulla libertà, perché il buon proposito si riveli inefficace. perché
la parola che chiama a conversione invece che convincere a un
percorso di santità possa essere recepita come un argomento
per criticare qualcun altro». Dunque, l'Arcivescovo parte dalla
correzione, che «è anzitutto espressione della relazione
educativa che Dio ha espresso nei confronti del suo popolo».
Un Padre misericordioso, che non punisce, ma ama. «Non
sembra pertinente, i nfatti , interpretare le tribolazioni della vita
e le disgrazie come puntuali interventi di un Dio governatore
dcll 'universo, intenzionato a punire il popolo ribelle per
correggerlo. Dio, invece, corregge il suo popolo cercandolo e
parlandogli in ogni momento di tribolazione e in ogni luogo di
smarrimento. Lo richiama con una misericordia sempre più
ostinata della stessa nostra ostinazione nella mediocrità del
peccato. Lo trae a sé con vincoli d'amore ogni volta che,
intontito in una sazi età spensierata o incupito in disgrazie
deprimenti, chiude l'orecchio alla sua voce. Lo libera
dall'asservimento agli idoli, dalla schiavitù del peccato. La
correzione di Dio è il dono dello Spirito, frutto della Pasqua di
Gesù, lo Spirito che a tutti ricorda Gesù, speranza affidabile,
cammino praticabile». La correzione è così importante non solo
a livello personale, ma anche comunitario. «Nella comunità
cristiana la correzione ha la sua radice nell'amore, che vuole il
bene dell' altro e degli altri - sottolinea monsignor Delpini -.
Non possiamo sopportare quella critica che non vuole
correggere, ma corrodere la buona fama, la dignità delle
persone; non possiamo sopportare quel modo di indicare
errori e inadempienze che sfoga aggressività e risentimento».
Un'aggressività, che sfocia spesso nell'odio, anche a livello
culturale e politico. «Nel dibattito pubblico sono frequenti
parole ingiuriose e toni sprezzanti che umiliano le persone,
senza aiutare nessuno». Eppure l'esempio di Gesù è
radicalmente diverso: «Nel linguaggio paradossale del Vangelo,
Gesù mette in guardia dalla pretesa di giudicare i fratelli. Nello
stesso tempo Gesù raccomanda la via della correzione fraterna
per edificare la comunità nella benevolenza». La pratica della
correzione fraterna non è sempre così diffusa. Invece riveste un
ruolo significativo nel cammino di conversione della comunità
cristiana. Con esempi molto autorevoli. «La correzione fraterna
è una forma di carità delicata e preziosa - precisa l'Arcivescovo -
. Dobbiamo essere grati a coloro che per amore del bene della
comunità e del nostro bene ci ammoniscono. Tutti ne abbiamo
bisogno: il vescovo, i preti, coloro che hanno responsabilità
nella comunità e nella società. Credo che dobbiamo molta
gratitudine a papa Francesco che in tante occasioni, con
fermezza e parole incisive, invita a essere più docili allo Spirito e
più coerenti con le esigenze del Vangelo. Ne abbiamo bisogno:
confidiamo che ci siano fratelli e sorelle capaci di unire la
franchezza con la benevolenza». Con uno stile preciso:
«Abbiamo la responsabilità di aiutare i fratelli e le sorelle anche
con la correzione, proposta con umiltà e dolcezza, ma insieme
con lucidità e fermezza». La correzione è un aspetto della
relazione educativa, tuttavia sono da mettere in conto le
resistenze. «Il rapporto amorevole dei genitori con i figli non
basta a fare della correzione un motivo di limpida gratitudine,
contiene anche un aspetto di tristezza, di reazione contraria
che si esprime in modi differenti nelle diverse età della vita».
Analogamente questo vale anche per la dimensione
comunitaria. «Nelle dinamiche dci rapporti ecclesiali si possono
constatare analoghe resistenze e talora reazioni poco
disponibili alla correzione. La superbia, la suscettibilità, la
superficialità, la confusione, il conformismo sono pastoie che
inceppano il cammino, vincoli che non ci permettono di essere
liberi, ferite di cui non vogliamo essere curati. Il tempo di
Quaresima è il tempo opportuno per dare un nome alle radici
della resistenza e invocare la grazia di estirparle».
Tratto dal sito della Diocesi a cura di Pino Nardi
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sabato dalle 15,30 alle
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Orario S. Messe
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